Passeggiata all’alba

Via Supportico d'Astuti
Via Supportico d’Astuti

Scesi di casa che era ancora buio. Mi chiusi alle spalle il portoncino del palazzo e sotto la luce dei lampioni stradali, soffocata e resa velata dall’umidità dell’alba, mi avviai per la solita strada. Percorsi il Supportico e poi la Solitaria, tutta, fino in fondo dove poi svoltai per il Pallonetto di Santa Lucia.

A quell’ora molti dei bassi e delle botteghe che superavo erano già in attività: la baccaleria era illuminata e don Pasquale con il suo grembiule di incerata e i suoi zoccolacci di legno già preparava le vasche per immergervi lo stoccafisso o i grandi filetti di mussillo o di baccalà che poi avrebbe venduto a tranci o a “scelle”; don Ferdinando, invece, era appena arrivato con la sua Fiat Belvedere e stava tirando su la saracinesca della sua piccola bottega di calzolaio dove riparava le scarpe di tutto il quartiere o fabbricava, su misura, quelle per piedi un po’ difficili e nei momenti morti, grazie al suo veicolo, faceva trasporti ed accompagnamenti su commissione. La nostra famiglia, ad esempio, lo prenotava ad agosto per trasferire le masserizie necessarie in villeggiatura. Un viaggio ogni anno da Napoli a Sorrento ed alla fine di agosto ovviamente il ritorno. Ancora un po’ più giù e l’odore del pane caldo appena sfornato usciva dalla bottega di Nunziatina, la panettiera: lei con la bustina bianca in testa metteva in ordine i primi pezzi di pane appena sfornato badando a che quelli piccoli come sfilatini “marsigliesi” o palatelle bianche o panini all’olio andassero sulle mensole di vetro nella teca sul banco mentre, alle sue spalle, sui ripiani di marmo i pezzi più grossi come i palatoni o le ciambelle di pane bianco o nero; don Vincenzo, il marito, ancora un po’ imbrattato di farina faceva la spola dall’interno al banco con la spasella di legno con cui trasportava il pane appena sfornato. Il profumo intenso e avvolgente mi accompagnava per un lungo tratto. Anche donn’Antonio, il fruttivendolo, era già in attività e la sua bottega illuminata. Insieme al figlio Ciro scaricava il motociclo appena giunto dal mercato. Cassette e ceste di frutta e verdura, ancora umide di rugiada, venivano portate all’interno o sistemate già sui banchi obliqui per essere esposte e vendute. A volte trovavodonn’Antonio seduto e chino sulle cassette di mele a, prenderle una ad una, selezionarle, e le più belle asciugarle e lustrarle e delicatamente riporle in una cesta di vimini. Le vendeva come “ ‘e ‘mmele ‘e Biancaneve”. Lungo il Pallonetto molti bassi mostravano l’interno illuminato e qualche ombra si intravedeva attraverso i vetri rigorosamente protetti da tendine. In genere solo il basso di Carmela ‘a capera era aperto e fuori già era sistemata la sedia ed il tavolino con lo specchio i pettini e le spazzole: tra poco sarebbe cominciato il suo lavoro. Mia madre mi diceva che donna Carmela era chiamata anche in caso di spidocchiamento e questa cosa, solo al pensiero, mi procurava una forma improvvisa di prurito. Suo marito, Gennaro, era invece barbiere a domicilio e all’occorrenza praticava salassi applicando sanguisughe a chi soffriva di pressione alta. Ricordo di avere assistito ad un salasso di mio nonno quando avevo poco più di sei anni rimanendone sconvolto. La cosa che accompagnava il mio attraversamento del Pallonetto era il profumo del caffè. Questo profumo scompariva quando spuntavo in via Santa Lucia dove il profumo caldo e aromatico del caffè lasciava il posto a quello salato e fresco del mare e a mano a mano che mi avvicinavo a via Partenope era sempre più intenso ma lì si poteva ascoltare anche la sua voce dolce e possente allo stesso tempo. Attraversai la strada e mi ritrovai sul marciapiede che lo costeggia.

La darsena di Castel dell'Ovo
La darsena di Castel dell’Ovo

Sentivo le voci dei circoli nautici del Borgo. Allungai il passo e proseguii verso Piazza Vittoria. Quella mattina il mare era buono per la voga. Si vedevano i primi equipaggi di iole che si avviavano in mare oltre Castel dell’Ovo per la sessione di allenamento in acqua. Alla luce dell’alba apparivano sagome veloci che scivolavano sul mare al ritmo di pagaiate sincronizzate che sollevavano pochissimi spruzzi d’acqua, quasi carezze delicate. La brezza faceva giungere la voce dei timonieri che scandivano i tempi dei colpi in acqua. Era uno spettacolo che in genere vivevo dal mare da attore. Quella mattina, invece lo vivevo da spettatore. Le luci stradali si spensero ed il chiarore all’orizzonte sembrò più evidente. Sulla linea dell’orizzonte il Vesuvio, il monte Somma e tutta la costiera. Mi fermai e sedetti sul parapetto della strada. Non potevo perdermi il sorgere del sole proprio lì da dietro il Vesuvio. Che spettacolo. Per raccontarlo lo si dovrebbe dipingere e quella mattina lo dipinsi nel mio cuore, in maniera indelebile. Per sempre avrei portato nei miei ricordi quei colori, per sempre. Dovunque fossi andato o dovunque fossi stato.

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12 thoughts on “Passeggiata all’alba”

  1. valentina

    Che bello portare testimonianza di tanta meraviglia!
    Questa è la Napoli che tutti devono vedere!
    Grazie a nome di tutti i napoletani ”veri”

  2. armando

    Mia cara Valentina,
    che dirti, questa è la Napoli che tutti devono vedere se noi napoletani riuscissimo sempre a mostrarla così.
    Io la ricordo così, cammino per le strade e sfoglio i ricordi tra tante immagini che mi ritornano alla mente ed è dura trovare la realtà nei ricordi.
    Amo anche fotografare e ciò che vedo, anzi ciò che voglio vedere, la catturo in immagini. Se ti piace guardare foto della nostra città ti invito a collegarti al link che trovi nella home.
    Grazie
    Armando Mancini

  3. Maritè

    Ho fatto la passeggiata insieme a te, ho sentito le voci dei vicoli, il profumo del pane (adoro i palatoni) e l’aroma del caffè, ho immaginato il fruttivendolo e le sue mele e la bancarella di Donna Carmela…
    Infine mi sono goduta con te il sorgere del sole..

    • armando

      Mi fa un piacere immenso riuscire a trasmettere emozioni per qualcosa che amo, forse anche troppo dice qualcuno. Grazie Maritè. Potrebbe essere una spinta a scrivere ancora.

  4. Excellent article, I will take note. Many thanks for the story!

  5. Aliny

    Solo posso dire che mi sembra incredibile…!!!

    • Armando Mancini

      Meglio: “Posso dire solo che mi sembra incredibile…!!!”

      Però, Aliny, mi dovresti dire il perché altrimenti potrei dare credito al significato letterale della parola “incredibile” cioè “non credibile = falso”.
      Attendo….

  6. Aliny

    “Sorprendente” puó essere la parola che spiega il fatto che nel tuo scritto ci sono emozioni che ho (percepcezione) in un giorno che sono stata a Napoli.
    Es sorprendente, inexplicable, algo que no es fácil creer que ocurra, el hecho de que en tu escrito encontré expresadas de manera precisa sensaciones que experimenté en un solo día que estuve en Napoli.

    • Armando Mancini

      “E ‘sorprendente, inspiegabile, qualcosa che non è facile credere che possa accadere, il fatto che ho trovato nel tuo racconto con precisione sentimenti che ho vissuto in un solo giorno quando sono stata a Napoli”
      Questa volta mi ha aiutato anche il testo in spagnolo. Cara Aliny, perché inspiegabile, io spero che nel mondo ci siano milioni di persone in grado di provare simili emozioni…. sarebbe il segno evidente che c’è del buono…..
      Comunque ancora grazie per la tua assiduità.

  7. Peppe

    Mi hai fatto ricordare la mia fanciullezza e com’era Napoli allora. Certo oggi siamo più, ricchi, moderni, evoluti, ma quella Napoli la rimpiango sempre, per la semplicità e il calore che oggi si è perso. I tuoi non sono solo ricordi. Questa è una poesia dell’anima, che tanti hanno smarrito, schiacciati come sono, sui soldi e l’apparire. Ti consiglio di scrivere ancora. Forse potresti superare l’Armando fotografo. Ciao

    • Armando Mancini

      Ciao Peppe,
      ti ringrazio per le parole che hai lasciato su questo blog. Ci penserò, ma scrittura e fotografia cammineranno insieme nella mia esistenza.

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